21 Settembre 2022
Il 2° comandamento del Buon Sensing Aziendale

Sapete come siamo fatti, no? Iniziamo per gioco a parlare di un aspetto del nostro lavoro e subito il nostro copywriter ne trae un filone di scrittura.

 

Proprio così, abbiamo iniziato per gioco a parlare di Buon Sensing per contrapporlo al – molto più serio – concetto di Brand Activism e alla fine ci siamo ritrovati con un nuovo filone comunicativo e il nostro copy che non sta più nella… tastiera.


Quindi: bando agli indugi e iniziamo con questo percorso che chiameremo “Il Percorso della rivelazione del Buon Sensing insito in ogni imprenditore”.


Il percorso si svilupperà lungo alcuni punti nevralgici (che per comodità di tutti chiameremo comandamenti) dell’imprenditoria consapevole e verranno elencati in ogni articolo singolarmente, così da darvi modo di farli vostri con la dovuta calma.


Del primo comandamento de Il Percorso lo abbiamo visto la settimana scorsa: “l’impresa e l’imprenditore non sono la stessa cosa”.


Oggi veniamo al secondo comandamento che, te lo diciamo subito, risulta di un’importanza strategica per la tua corretta crescita imprenditoriale: “l’imprenditore non ha natura divina”.


Lo sappiamo bene: questa non te l’aspettavi, ma non preoccuparti, non sei solo. Sono effettivamente molti gli imprenditori convinti – più o meno consciamente – di essere investiti da una forma di benedizione ultraterrena in grado di offrir loro poteri extra ordinari.


D’altronde la specie sovraumana de “l’imprenditore fago tutto mi” non nasce ieri e non morirà domani. È lui la vera divinità che si aggira tra gli uffici: come una onnisciente e onnipresente Kalì, lui è esperto di tutto, interviene in tutto e risolve tutto.


Può darsi che questo imprenditore abbia avuto modo di formarsi praticamente in uno o due rami aziendali, ma questo non fa di lui un esperto per due ordini di motivi:
1.    Perché l’impresa non prevede uno o due rami d’azienda e lui non si accontenta del suo range d’azione
2.    Perché l’imprenditore Kalì era esperto prima che diventasse manager e poi imprenditore (parliamo di almeno cinque anni?). Ora hai idea di quante cose cambiano in cinque anni? Tu forse sì, lui no.


Quindi l’imprenditore Kalì continua a mettere il becco in tutto e soprattutto a pretendere che le cose vengano fatte come dice lui, come ricorda lui, perché quello è il modo giusto (e unico) di farle.


Addio a innovazioni, processi agili, confronti costruttivi con le nuove generazioni, sviluppo e coinvolgimento dell’expertise dei senior: “Qui si fa come dico io! Altrimenti, lì c’è la porta”.


Caro imprenditore, devi sapere che il tuo compito è quello di dirigere la tua impresa, non quello di controllare che le marche da bollo vengano correttamente apposte sull’angolo in basso a destra di ogni fattura.


Quindi tu pensa a valorizzare tutte le risorse che hai che alle marche da bollo penserà la persona che hai assunto perché gestisca (anche) le marche da bollo.


Ah! Se proprio la tua aurea divina non può essere accantonata, puoi erigere nel tuo ufficio un altare divinatorio, così permetterai ai tuoi fedeli di elevarsi spiritualmente, al tuo cospetto, ogni volta che desidereranno farlo.
 

×